Il Patrimonio Culturale >> Paesaggistico >> Provincia di Cosenza >> Parco del Pollino - Pino Loricato
 
Prima di descrivere il contesto in cui il leggendario pino loricato cresce e si propaga, si ritiene tuttavia importante soffermarsi sulle sue origini e sulla sua scoperta.

Il pino loricato (Pinus leucodermis Antoine), che deve la propria denominazione italiana al particolare reticolo di fessurazione della corteccia, che fa somigliare quest’ultima alle loriche delle armature romane, è da considerarsi uno dei protagonisti della grande migrazione floristica quaternaria. Nel corso degli eventi di espansione glaciale, infatti, questa specie riuscì a trasferire i propri semi dall’area balcanica di cui è originaria, alle montagne italiche del meridione. Il suo anonimato naturalistico venne interrotto nella penisola soltanto nel 1905 dal botanico Biagio Longo, anche perché Michele Tenore, insigne studioso napoletano che l’aveva scoperto nel 1826, la confuse con una specie affine presente nel suo stesso areale.

Il nome scientifico, letteralmente “Pino pellebianca”, deriva invece alla specie dall’aspetto grigio-biancastro e lucente che la corteccia assume negli alberi maturi.

L’areale geografico d’origine di questo albero è caratterizzato da un baricentro balcanico; il pino loricato, infatti, vegeta in un areale disgiunto, che si compone di quattro aree balcaniche e di un’area italiana, compresa quest’ultima tra il Monte della Croce in Campania e i Monti dell’Orsomarso nella Calabria tirrenica. Anche all’interno del suo areale italico, peraltro, la sua presenza risulta discontinua e caratterizzata da estese soluzioni di continuità. Si può pertanto affermare che il pino loricato è, per l’Italia, l’albero del Pollino e non a caso la specie è stata adottata quale simbolo dell’omonimo Parco Nazionale, che tutela l’area montana collocata in territorio calabro-lucano.

I caratteri biometrici e botanici della specie si riassumono in uno sviluppo massimo in altezza pari a circa 20 metri, che fa assegnare quest’albero alle specie di seconda grandezza; alla dotazione di foglie lineari e pungenti di colore verde scuro e di lunghezza pari a 7-9 cm e di strobili solitari che maturano in due anni e presentano una lunghezza di 7-8 cm. Si tratta di specie arborea rupestre, d’ambiente montano, che predilige le rupi calcaree aride e che fiorisce in giugno. Pur essendo massimamente distribuito entro la fascia altitudinale compresa tra i 1000-1600 m, nelle solitarie montagne del sud questo albero sfida gli elementi fino alle massime quote, potendo superare i 2200 m di altitudine.

Se tuttavia si prescinde dal dato meramente scientifico-naturalistico e si decide di affrontare l’avventura della diretta conoscenza di questo affascinante albero, allora e solo allora si potranno scoprire le ragioni che ne fanno, appunto, un gigante di ineguagliabile fascino.
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